Impressioni sul Festival del Giornalismo Alimentare a Torino

Dal 24 al 27 Febbraio 2016 si è tenuto a Torino, il primo Festival del Giornalismo Alimentare. Una tre giorni interamente dedicata alla comunicazione relativa al Food e che ha avuto come sede il complesso della Cavallerizza, sede della nuova Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino. L’evento ha avuto come sponsor Lavazza, Camst, Coop, Escp Europe e Smat e il supporto formativo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e l’intervento di Slow Food.

“Quando il cibo fa notizia e quando la notizia parla di cibo”: questo l’argomento su cui si sono confrontati gli ospiti intervenuti al dibattito. Quattro le sezioni su cui il Festival si è concentrato: sicurezza alimentare, biodiversità, economia e enogastronomia.

Ha aperto il Festival un convegno inaugurale durante il quale ci si è interrogati sulle politiche alimentari da realizzare in seguito agli spunti offerti da Expo 2015. A tal propositivo sono giunti i saluti da parte del Sen. A. Olivero il quale ha auspicato come ci si possa, in un futuro non molto lontano, organizzare in un ‘ottica internazionale, per superare i localismi regionali sul campo dell’organizzazione dei rapporti tra territori e prodotti, sul tema della ricerca scientifica, dell’innovazione tecnologica e sul tema della lotta allo spreco alimentare.

Piero Fassino, Sindaco di Torino e presidente dell’ANCI, ha evidenziato come cibarsi e bere bene sia oggi percepito come un diritto e che quindi tutte le eventuali violazioni sono percepite come sanzionabili. Torino è terra con forti tradizioni alimentari, ha continuato il Sindaco, è la terra di Slow Food e di Terra Madre e, grazie a queste forti tradizioni e alle suggestioni offerte dalla Carta di Milano che Torino si è impegnata a sottoscrivere, si è posta come obiettivo di essere Capitale del Cibo e di istituire una Food Commission che avrà il compito di coordinare, definire, incubare, facilitare e promuovere una serie di proposte, politiche e azioni sul cibo di qualità.

Carlin Petrini, Presidente di Slow Food, ha suggerito di guardare al cibo con una visione olistica. Perché? La gastronomia è chimica, fisica, biologia, conoscenza di agricoltura, storia, antropologia, economia ed ecologia e non si può non guardare al cibo senza una visione di questo tipo. Di alimentazione si deve parlare con una visione che sia aperta a 360°: bisogna avere l’umiltà di studiare le connessioni tra questa, la politica ed uno studio delle materie prime. Un esempio: i migranti dalla Siria stanno depauperando la loro terra. Molti di quelli che fuggono dalle bombe sono contadini e in patria non rimane più nessuno a coltivare la terra. Quelli che decidono di rimanere stanno morendo per le bombe e per la fame. Graziano de Silva, a tal proposito, parla di catastrofe di tipo epocale. L’ultima enciclica di Papa Francesco parla al 50% di cibo, Bernie Sanders, candidato alla presidenza per gli Stati Uniti ha approntato un programma alimentare nel quale vuole ricostruire la piccola produzione agricola.

Giuseppe Lavazza, Vicepresidente di Lavazza, ha puntato l’attenzione sulla necessità di mettere in atto delle politiche agricole. Lavazza stessa ha in essere progetti che possono rendere stabili le condizioni dei paesi dai quali acquista il caffè, grazie ad azioni che mirano a radicalizzare le persone al loro territorio. La dimensione geopolitica della produzione alimentare deve essere approfondita perché il cibo è anche economia e, attraverso questo, si può sviluppare un paese o spingerlo verso la soglia della povertà.

Marco Pedroni, Presidente Nazionale Coop, ha posto l’attenzione sulla qualità dell’informazione e sulla legalità. Il consumatore ha oggi molte informazioni a sua disposizione e per questo c’è bisogno di un giornalismo più attivo, attento e responsabile su questi temi. Pedroni ha lanciato anche un allarme sul problema della legalità: c’è un grande problema, a tal proposito, in alcune filiere come quelle del pomodoro, delle arance e delle fragole. C’è un forte rischio che l’impresa “cattiva” allontani quella “buona”!

Durante i dibattiti è stato posto l’accento sulla necessità della qualità dell’informazione che deve essere declinata a seconda dell’’utenza. A tal proposito sono stati presentati i laboratori della dott.ssa Marina Bianchi che ha lavorato con un gruppo di circa 2.500 bambini con età tra 6/10 anni e il video rap dal titolo “Quello che la terra ci dà” di Marco Richetti, in arte Rayden, prodotto anch’esso con bambini.

La comunicazione deve raccontare e disseminare senza creare falsi allarmismi. Questo aspetto è stato messo in luce da M. Agosti, il quale, tramite un servizio su Tg Leonardo, ha raccontato la vera notizia relativa all’allarme cancro con il consumo di carne rossa e insaccati. Come? Semplicemente andando a verificare la fonte, intervistando direttamente il ricercatore piemontese P. Vineis.

La comunicazione può fare notizia e veicolare l’interesse del pubblico. Per esempio spesso i politici sono stati usati in campagne pubblicitarie, come nel caso della mucca pazza o dell’aviaria: in periodo di forte crisi, i loro volti sono stati usati per tranquillizzare il consumatore. La comunicazione può far nascere interesse: si sta aprendo una campagna per sensibilizzare all’uso di consumo di insetti. Laura Gasco, docente all’Università di Torino, Facoltà di Agraria, ha raccontato come ben 2mld di persone si cibino di insetti e di come questi siano già all’interno di alimenti di cui noi ci nutriamo come fichi, fragole o altri prodotti confezionati. Ad oggi esiste una start up milanese, Italbugs,  che sta sviluppando insetti da usare per il cibo e a Natale ha lanciato un panettone prodotto con questi. In Olanda sono state prodotte cotolette con insetti e in Francia hanno anche realizzato la pasta. Tutto passa attraverso la comunicazione.

Non sono riuscita ad essere presente a tutti gli incontri, causa mancanza di tempo. Il Festival è sicuramente riuscito a porre l’accento su tematiche di attualità, sottolineando come una comunicazione efficace ed onesta sia di estrema importanza per stringere un rapporto proficuo con un pubblico sempre più esigente ed attento a tematiche quali la sostenibilità e la sicurezza alimentare. Attendiamo la prossima edizione del Festival con la speranza che, quanto sottoscritto dai Comuni nella Carta di Milano , venga mantenuto.