Tour de force alla scoperta dei produttori piemontesi.

Non è semplice descrivere un giro tra i produttori del tuo Piemonte, perchè non diventi solo un elenco di marchi aziendali, correndo il rischio di perderne le tracce. Allora proviamo a soffermarci con attenzione sui progetti e sulle persone che stanno dietro alle aziende. Cerchiamo di affezionarci ai produttori e comprendere perché conoscere certi prodotti, e non altri, perché sceglierli e perché comprarli.

-Partiamo dalla carne del Consorzio la Granda. Per noi piemontesi non ha bisogno di tante presentazioni, ma avendo avuto la fortuna di parlare con il fondatore dell’associazione Sergio Capaldo, possiamo conoscere le origini di tutto ciò. Intanto è veterinario, intanto conosceva le persone, allevatore per allevatore con cui collaborava e di cui curava gli animali, intanto conosceva il suo territorio e la sua gente. Avevano fiducia in lui, requisito fondamentale, lo conoscevano e il progetto ha avuto inizio. Si può partire da una filosofia nuova: RALLENTARE. Il buon allevamento, la cura degli animali, il cibo e le condizioni di vita. Nessun allevamento intensivo, nessuno stress da produzione veloce.

“La Granda” è un’associazione composta da oltre 60 Allevatori nata a metà degli anni Novanta. Gli Allevatori de “La Granda”, riunitisi autonomamente con l’aiuto e la regia del Dottor Sergio Capaldo, hanno creduto e dato vita ad un progetto di rilancio della Razza Bovina Piemontese e ad una rivalorizzazione del consumo di carne.. Più semplicemente, conoscere la provenienza ma soprattutto, il tipo di alimentazione dell’animale.”

Le chiacchiere finiscono in assaggi e il dott. Capaldo vuole essere al passo con i tempi e stupirci con il sushi piemontese o meglio chiamato in piemontese “sussì”. Ci dice di mangiare meno carne ma più di qualità. In fondo è anche ciò che sto perseguendo nelle mie abitudini alimentari.

-Dalla carne siamo passati alle farine ad uno stand poco distante dei fratelli Marino. Una sorpresa l’energia dei due giovani, di una somiglianza sorprendente, saltellanti e simpatici, energici ed entusiasti. Era un piacere solo stargli vicino. In qualche modo commovente il fatto che la passione di famiglia sia riuscita  contagiare i figli che con la loro tenacia ne abbiano ereditato la tradizione rilanciandola con delle idee nuove. Siamo di fronte alla ricerca di un prodotto di qualità. Farine dal 1956 e poi dal 1994 macinate in purezza: ogni cereale non è contaminato da altri . Significa per esempio che le farine per intolleranze alimentari (farro, segale, kamut, enkir ecc.) non sono contaminate da grano tenero e/o grano duro, da latte e dai suoi derivati e sono prive di qualsiasi additivo chimico come conservanti, enzimi, glutine aggiunto, polifosfati, acido ascorbico, malto e derivati ecc. Non mi sembra un cattivo presupposto per partire. Ma soprattutto mi colpisce il modo in cui descrivono i loro cereali, il loro metodo di produzione e di macinatura a pietra naturale.(Le pietre NATURALI sono pietre di cava. Non essendo pietre artificiali vanno periodicamente martellate manualmente per raggiungere il giusto grado di ruvidità al fine di ottenere la farina migliore per ogni uso e con le dovute caratteristiche tecnologiche). Insomma sono a bocca aperta, perché dietro all’acquisto di ogni alimento c’è una storia a volte lunga e a volte complessa che vale la pena conoscere e raccontare. Raggiungere una consapevolezza maggiore di ciò che mangiamo ci permetterebbe di non ingurgitare tutto ciò che ci viene proposto. La sensazione di sazietà non è forse un po’ già culturale? Ho portato a casa la farina di Enkir, antenato di tutti i cereali, il primo cereale addomesticato sulla terra, 12000 anni fa. E’ un cereale selvatico e pertanto non necessita di alcun tipo di concimazione, è per questo che viene anche indicato come il vero cereale biologico. Proverò a fare il pane azzimo che ha una storia altrettanto antica: ebrei schiavi in Egitto scapparono per raggiungere una terra nuova guidati da Mosè, e non fecero in tempo a far lievitare il pane come ogni mattina, dovendo fuggire nutrendosi nel viaggio di quel pane sottile.

– Arriviamo poi ad un altro giovane produttore, ma stavolta di birre. Chi non conosce la birra Baladin ? chi non conosce Teo Musso? Il suo primo locale Circus, poi il fallimento e poi la ricerca di una birra artigianale di qualità. Ecco io non lo conoscevo personalmente nè tantomeno la sua storia. Le Langhe, terra per antonomasia del vino, stavolta battezza la prima birra artigianale italiana: la Birra Baladin. La birra e la distribuzione , il design, il ristorante, le iniziative, l’invenzione del bicchiere da degustazione. E poi ancora un albero di iniziative che fuoriesce dal suo sito. La sensazione è un po’ quella di essere veramente entrati nel suo circo; ti lasci trasportare da trapezisti volanti, non riesci a coglierne benissimo la direzione ma sicuramente le sensazioni sono forti. Io termino i miei assaggi con la Cola Baladin, progetto per raccogliere fondi per la Sierra Leone e per far un po’ di concorrenza alla temuta CocaCola. Quando faccio qualcosa contro corrrente mi appassiono e saltello intorno a Teo come un furetto circense contagiato dalla magia. E urlo: “ma è buonissima!” Lui non può far altro che sorridere. Mi allontano, ma per un attimo sono riuscita a salire sulla sua carovana zingara e un po’ mi ha contagiato.

-Approdiamo da Sig. Illy! avete presente Illy caffè? ecco lui. Me lo sono sempre immaginato l’uomo di latta con la scritta rossa, invece è un signore elegante sottile raffinato che parla dolcemente e parla in questo caso del suo cioccolato, dei thè e di altri prodottti a loro collegati. Ci fa assaggiare il fondente 100% Criollo della Domori, un’esperienza sensoriale per fisici forti. Ugo Alciati dice che è il più buono al  mondo. Poi ci lascia una busta di doni da portare a casa e assaggiare. Le colazioni a casa duecuori sono sponsorizzate dal gruppo Illy a base di compsta di fragoline di bosco della Agrimontana, cioccolato amaro Domori  per risvegliare i sensi e thè della Dammann Freres.

La qualità dei prodotti è quasi imbarazzante. Loro sanno fare il loro mestiere. Sono bravi. Dalle tazzine all’ultimo affiliato del Gruppo Illy scelgono il meglio. E in silenzio saluto l’uomo di latta…..

Ringrazio ancora una volta la Regione Piemonte- Sviluppo Piemonte Turismo, Emanuela Sarti e il Biteg per l’opportunità e Francesca Martinengo per il coordinamento. Ma il salone del Gusto non finisce qui. State all’erta.

4 Comments

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  1. Post spettacolare! Così tanti produttori in un solo luogo, il Salone del Gusto! Segnaliamo anche Cascina Fiume per il suo nettare di futta!

  2. Segnaliamo, Raccontiamo, facciamo della buona informazione per un cibo più consapevole!

  3. Bellissimo viaggio, Valeria!! Tra breve arriverà anche il mio racconto sulle delizie del Monferrato… quel cioccolato Domori te lo invidio un po’, però…! 😉

  4. I cremini sono la fine del mondo…..mangiati tutti, però.

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