Fecero Scalo qui a Vanchiglia, dove i sapori e le tradizioni si fusero insieme.

Tratto da Mole24

Continua il nostro tour nelle vie del quartiere Vanchiglia, parte della città che cresce tra la confluenza dei due fiumi, la Dora e  Il Po. Luogo fervente di artisti e artigiani, dove le botteghe sono ancora riconoscibili. In Via Bava 26 viveva Fred Buscaglione e proprio in suo onore da poche settimane è stata nominato il lungo Po dalla parte sinistra di Piazza Castello e dalla parte destra a Gipo Farassino (sarà un caso?) …ah dipende da dove la guardi.

A Vanchiglia nacquero anche  le prime fabbriche e il quartiere vide negli anni post industriali la migrazione di molte famiglie del sud Italia che qui venivano ad abitare. Scalo Vanchiglia nasce dall’idea di tre giovani intorno ai 30 anni figli di quell’epoca,  che hanno vissuto sulle loro tavole quella miscela di sapori e contaminazioni sabaude nei piatti del sud e viceversa.

foto 1Roberta, in parte siciliana e in parte sarda, ha riscoperto quei piatti che provenivano dalla sua tavola senza rinunciare ai nuovi sapori o ingredienti che porta palazzo poteva offrire. Da questa identità nasce Scalo Vanchiglia: la ricerca di materie prime genuine, i piatti della nostra storia di integrazione torinese e la pizza, il #comfortfood della domenica sera.

Un grande spazio con arcate e streetart alle pareti dei più famosi artisti torinesi. Pixel Pancho, AK, BR1 fa da cornice ai sapori. Tavoli quadrati spaziosi tra di loro e con sedie diverse di recupero come nei migliori locali alla moda londinesi. foto 4Un forno grande per la pizza e  un container di ferro al posto della cassa danno il benvenuto all’entrata. Dando un’occhiata al menù risaltano i piatti di origine isolana. Roberta, uno dei tre soci, confessa che è vent’anni che ha l’idea di aprire un ristorante con l’anima delle sue origini e portare fuori i sapori della sua infanzia, ma ama cambiare e ricercare e spaziare così il menù cambia spesso.

Ma ci tiene a precisare che qui a Scalo Vanchiglia non troverete mai le patatine fritte, “ci vuole troppo tempo per farle buone, almeno 20 minuti” come chi le decisioni le ha ponderate e scelte. In questo periodo troverete Frittelle di baccalà e crudo di sgombro con crema di carote e limone, carne salata con agrumi, tortino di patate e ragusano con crema di acciughe di Sciacca.

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Per i primi è protagonista la Sardegna, dal momento che qui arrivano i migliori prodotti dall’isola. Fregola Sarda con cozze e vongole, pane cotto e pecorino e Ravioloni di falso magro con pomodoro e basilico. Anche i secondi non passano inosservati: come il baccalà agghiotta (una ricetta tipica di Messina in Sicilia e agghiotta è un termine che indica una preparazione siciliana per il pesce fresco e conservato) con olive verdi cipolla e patate o la frittura di polpo con crema di yogurt e menta.

La sezione contorni è finalmente abitata di verdure di stagione dai friggitelli e l’insalata di finocchi e arance, alle bietole e la zucca in agrodolce.foto 2

Il menu spazia, non c’è che dire ed è accessibile a tutte le tasche. Anche le pizze sono interessanti e con il bordo alto. I dolci sono una coccola per chi ha nostalgia isolana e verranno a consolarvi i cannoli siciliani o le seadas artigianali con miele e zucchero. Dalle isole del sud all’isola del nord circondata dai fiumi. L’umidità dell’acqua e i sapori hanno creato un ponte dalle origini ai giorni nostri.