La Grande Bellezza per un comune mortale

Sono giorni che ho voglia di esprimere quello che è stato questo film per me. Poi ho visto un web scatenarsi all’impazzata e allora mi è venuta paura e sono stata ferma.

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Avete presente il carnevale di  Ivrea ? Tendenzialmente la folla mi fa paura e la violenza anche, anche quando è per puro divertimento. Per cui rimango schiacciata contro un muro con gli occhi spalancati e mi iniziano a tremare le gambe. Ho fatto questo esempio per comunicarvi la sensazione quando così ingenuamente ho pensato che bello anch’io ho voglia di scrivere qualche cosa (saltellando con la gonnellina a fiori e i codini). Pata Pum un pugno in faccia  o come  mi è successo a Ivrea,  appena tiro fuori la testa pensando “vado sono coraggiosa io”, un’arancia in piena nuca!! Commenti. critiche, orde di fans e allora mi sono bloccata. Passata la burrasca poi, mi stacco dal muro alzo la mano :” Scusate ho un pensiero su questo”. Lo so non è un’atteggiamento sempre vincente, ma ognuno ha i propri difetti, prendetemi così.

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Amo andare al cinema, non sono un’esperta, ho un atteggiamento e una critica soggettiva, emozionale e spesso legate alla mia esperienza di vita. Sorrentino è un regista per me difficile, spigoloso, di quei registi che mi lasciano la nausea e mi fanno riflettere. Le conseguenze dell’amore credo di averlo visto quattro volte prima di iniziarlo a capire e amare profondamente. Poi se abiti a Torino tendenzialmente tutti hanno un amico che ha studiato Storia del Cinema con Bertetto e che usciti dal cinema ti spiegano i richiami, le citazioni, i riferimenti  con la letteratura, la Bibbia, i film storici. E la reazione mia di solito è : ” Ah c’era tutto questo? No, ma posso dirti che……..mi è piaciuto…..” Con occhio sgranato e la mascella aperta. Anzi e solitamente il mio tempo di reazione varia dalle 6 ore ai tre giorni.  La valanga di parole degli esperti spesso mi confonde.

La Grande Bellezza decido di andare a vederlo da sola e  a giugno, un po’ fuori stagione, quando tutti si rversano al Valentino con le birre e gli jambè. Io profondamente mattone inside vado al cinema e a giugno giustamente c’ero solo io. Sala vuota, La Grande bellezza, la mia Italia, Sorrentino e la mia coscienza, le emozioni, i pensieri e un po’ di mia storia (39 anni posso dire di avere un pò di storia).

E’ stata un’esperienza catartica e ho avuto la fortuna di viverla nella maniera più fortunata. Uscita dal cinema per me era già un film vincente, struggente, difficile che raccontava la mia storia e gli anni che ho vissuto in questo paese. Un’Italia che è stata una donna bellssima, ma che sta invecchiando male senza valori, che non ci crede più, con esperienze che l’hanno segnata. Rifatta dagli zigomi in giù, finta formale e stanca che si prostituisce per potersi curare, quando ormai è prossima alla fine. Uno stato delle cose, una fotografia, un femo immagine, niente di più. Ma tremendamento vero.

Gli artisti questo devono saper fare, riprodurre un momento, tradurre un sentimento che tutti proviamo ma che non sappiamo esprimere così bene. Quando è stata fatta la Pietà di Michelangelo, non è che ci siamo messi a criticare:”… e però Gesù era felice prima e ma era acclamato  e ma faceva i miracoli  e però la madonna era orgogliosa di suo filgio”. Tutto vero , ma quel momento è stato riprodotto in tutta la sua forza. Fine della discussione.

Dopo qualche giorno ho chiesto al mio critico di fiducia S. che qui condivido con voi per un confronto e una lettura di chi il cinema l’ha studiato, lo conosce e lo legge con un occhio esperto.

 La Grande Bellezza è pura, rara ed è solo concessa a pochi. Chi la sa vedere, immediamente muore. Non può esserne testimone, non può raccontarla, la infangherebbe. Noi possiamo solo scorgerla nella penombra, sfiorarla rimanendo nel dubbio. E’ inafferrabile ed è per questo che è sacra. La sua delicatezza appartiene ai quei rari momenti della nostra vita dove ci siamo concessi di Sentire e di Amare. Troppo grande da contenere, motivo per il quale  si rifugge, purtroppo,  nella banalità e nella volgarità. Il binomio che attraversa tutto il film tra quello che è la Bellezza e la sua imitazione grottesca e patetica, dovrebbe farci riflettere su quanto ci siamo allontanati dall’armonia primigenia. Il Bello è eterno, non decade, non si sfalda. Non ricorre ad iniezioni di botox o a espressioni  prepotenti e narcisistiche. Non ne ha bisogno. L’uomo ne esce sconfitto, uno scarafaggio sociale, incapace di provare pietà e verità. A fare da sfondo, in una delle scene,  la  Concordia, un tempo maestosa e imponente che invece di solcare i mari, per colpa della stupidità,  affonda mostrando la sua  goffaggine e inutilità. Baudelaire descriveva un albatros incapace di camminare per via delle sue grandi ali,Sorrentino ci racconta,invece,  di uomini incapaci di volare”

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Questo è stato per me questo film, un’esperienza di vita tra le tante, può piacere, può annoiare, può non esserti piacuto ed è tutto legittimo. Ma la grande lezione di questo Oscar che Sorrentino ha regalato all’italia, sapete qual è secondo me?

Da qualsiasi situazione anche la peggiore che stiamo vivendo si possono ottenere le più grandi delle vittorie. Trasformare ogni momento della nostra vita anche la più dolorosa e sfortunata in qualcosa di increbilmente grande e fonte di gioia e grande soddisfazione.  I fiori di Loto nascano dal fango e noi abbiamo il potenziale di far nascere fiori meravigliosi anche da questa Italia acciaccata.